sabato 27 settembre 2008

Meritocrazia, questa sconosciuta


Sintesi di un articolo di Federico Pace per il sito repubblica.it



A sottolineare le critiche dei giovani al sistema Italia è l’indagine presentata oggi a Venezia, durante il workshop “L’emergenza educativa” organizzato dai Giovani imprenditori di Confcommercio. La ricerca - realizzata da Confcommerico, insieme a Format, Istituto Piepoli e esperti del Politecnico di Milano e dell’Università di Urbino - ha indagato le relazioni che corrono tra formazione, talenti e classe dirigente. E come le aspettative dei giovani si incontrano, e si scontrano, con la meritocrazia e il mondo del lavoro.

I giovani, dicono gli autori dell’indagine, sanno già che dovranno rinunciare a molte cose pur di avere un percorso professionale dignitoso. Molti sono pronti a lasciare il posto dove sono cresciuti, a rinviare il compimento delle relazioni affettive e posporre l’età in cui diventare padri e madri. Ma anche questo non sempre può bastare. Anche perché davanti a loro si apre lo scenario di responsabili d’azienda che si dichiarano meritocratici e pronti ad assumere i più bravi ma poi, alla resa dei conti, non lo fanno. Perché, a dire di oltre la metà di loro, la meritocrazia è un “fattore meno soddisfacente e il processo di selezione adottato resta quello della conoscenza diretta o della segnalazione da parte di conoscenti”.

Il tasto più dolente è proprio quello della meritocrazia. Anche se nove dirigenti su dieci affermano di utilizzare criteri di selezione meritocratici al momento di assumere nuovi collaboratori, più della metà, il 54 per cento, confessa in realtà che secondo lui la meritocrazia è il fattore meno soddisfacente. Alla fine così, durante il processo di selezione, si finisce, quasi sempre per adottare, il “vecchio sistema”: quello della conoscenza diretta o della segnalazione da parte di conoscenti.

Quanto alle aspettative occupazionali, i giovani mantengono, ad ogni modo, un moderato ottimismo. Quasi sette su dieci pensano di potere trovare lavoro a un anno dalla laurea. Non sempre si tratterà del lavoro preferito. Solo il 54 per cento pensa che svolgerà la professione desiderata. D’altro canto però, quattro su dieci pensano che quello stesso mestiere gli permetterà di fare carriera.

Per uscire da questa condizione critica, e fare tornare l’Italia ad essere competitiva e crescere, per Paolo Galimberti presidente dei Giovani imprenditori di Confcommerico è necessario "qualificare il sistema dell'istruzione allineandolo agli standard europei”, ripensare “la formazione superiore che oggi ancora soffre di un'impostazione legata a modelli industriali ormai sorpassati”, eliminare le “barriere al sistema meritocratico che ingessano il mercato del lavoro” ed infine “favorire politiche attive che supportino e accompagnino la nascita e il consolidamento di nuove imprese con un sistema di tutoraggio e di accompagnamento, anche con il coinvolgimento delle università”.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

L'unico merito riconosciuto al giorno d'oggi è quello di chi fa il lecchino al potente di turno, sia esso un politico, un primario, un professore universitario, ecc. Che schifo.

Anonimo ha detto...

meritocrazia in sicilia e´ un concetto astratto.
servono raccomandazioni anche per lavorare in un supermercato.
poi immaginate in regione o in provincia....
sapete cosa e´un incarico per chiamata?
significa che lássessore fa telefonare a sua figlia e le fa firmare un contratto da 70mila euro all´anno.
chissa e´a meritocrazia ri sti cughiuna.
un saluto a me cumpari patrunali..

Anonimo ha detto...

meritocrazia in Sicilia significa che va avanti chi è più bravo, si il più bravo a fare il lecchino, a fare lo zerbino del politico, ecc...