giovedì 18 settembre 2008

I volontari del sesso


Per chiudere il discorso introdotto ieri con l'articolo su Raffaella del Grande Fratello e la sua esosa richiesta, vi riportiamo la sintesi un articolo di Ivo Caizzi tratto sempre dal sito http://www.corriere,it/ che ci fa vedere tutto da un'angolazione molto diversa. Forse anche più umana...


ZEIST (Olanda) — «Loro si sentono bene e io provo belle sensazioni nell’offrire il mio aiuto a chi ne ha bisogno». Così l’infermiera olandese Tika spiega perché ha deciso di estendere il suo lavoro di assistenza agli handicappati anche al sesso, entrando tra i «volontari a pagamento » dell’Associazione per le relazioni alternative Sar di Zeist in Olanda, che si dichiara la prima al mondo nata per risolvere questa esigenza ai disabili impossibilitati a soddisfarla. Il Sar è un’espressione tipica della permissiva cultura laica degli olandesi. Ma è guardata con sempre meno pregiudizi anche dai cattolici da quando Papa Giovanni Paolo II ammonì: «Particolare attenzione merita la cura delle dimensioni affettive e sessuali della persona handicappata. Si tratta di un peso spesso rimosso e affrontato in modo superficiale e riduttivo o addirittura ideologico».
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A Zeist si sono organizzati. «Con dodici volontarie e cinque volontari consentiamo circa 2.500 contatti sessuali all’anno, richiesti al 95% da handicappati maschi e per il resto da donne», spiega uno dei fondatori del Sar, René Vercoutre, olandese, 65 anni, immobilizzato sulla sedia a rotelle da quando aveva 15 anni. Sposato e padre di due figli, Vercoutre dopo il divorzio non si rassegnò a considerare l’astinenza sessuale obbligata come l’immobilità. Nell’82 fondò l’associazione con altri quattro disabili nella sua Zeist, un piccolo centro vicino a Utrecht. All’inizio emergevano problemi, tra cui richieste «sommerse» di regali costosi dopo le prestazioni sessuali. Poi è stato sviluppato il sistema del «volontariato a pagamento». Un incontro dura in genere un’ora e mezzo e costa 85 euro, che vanno quasi tutti ai volontari.

Una piccola parte copre le spese del Sar, che opera come un call center autogestito dagli handicappati. Il prezzo fisso scoraggia gli abusi, l’illusione di coinvolgimenti sentimentali e le richieste troppo frequenti. La «procedura» è semplice. Si telefona e si chiede un contatto a casa o in albergo. La volontaria o il volontario valutano la situazione caso per caso. «Più della metà dei clienti hanno handicap mentali, gli altri fisici—dice Vercoutre —. Operiamo in Olanda e nelle zone di confine del Belgio e della Germania. Alcuni clienti arrivano da lontano. Un medico di Roma viene due volte all’anno in Olanda per beneficiare dei nostri contatti». Molti disabili preferiscono sempre lo stesso partner. Altri cambiano frequenza e volontari. Alcuni sono ricorsi al Sar perché volevano provare almeno una volta nella vita. «L’esperienza mi ha fatto capire che il sesso è molto importante per gli handicappati e che una prostituta spesso non ha la delicatezza necessaria in queste situazioni— afferma Carolien, volontaria del Sar da 15 anni —.Dopo un contatto soddisfacente i disabili si sentono meglio, si tranquillizzano, guadagnano in autostima».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non so fino a che punto è il caso di parlare di umanità. In fondo questi si offrono volontari ma a 85 € alla volta