Articolo di Elena Lisa pubblicato sul sito lastampa.it
Alla segreteria telefonica dove lo lascia, il messaggio si sente appena: «Sono Claudia, ho tredici anni», e poi non smette di piangere. Tra le lacrime racconta la sua storia e si chiede come sia potuto succedere. Dice che adesso non potrà più tornare a scuola. Tre settimane fa ha fatto sesso orale con due quattordicenni nei bagni della discoteca che ha frequentato per tutto l’inverno nel centro di Milano, quella dei personaggi famosi. A ballare ci va il sabato pomeriggio, con le amiche. Claudia, che è un fiume in piena, il suo messaggio lo lascia di notte al numero del Centro studi contro il bullismo del Fatebenefratelli diretto da Luca Bernardo, primario della struttura di Pediatria e dell’area adolescenza all’ospedale milanese. Sa che la sua storia c'entra poco con violenze e aggressioni perché lei, quel pomeriggio nei bagni del locale, era consenziente, e non era neppure la prima volta. Ma non sa a chi rivolgersi. Claudia è onesta. Ammette anche che se quei «cavalieri» coetanei non avessero fatto circolare tra i compagni di scuola il video registrato sul telefonino, in cui è inginocchiata vicino al water con i due in piedi davanti a lei e i pantaloni abbassati, chissà quando, e se, avrebbe deciso di chiedere aiuto.
«Quello dei baby clienti è un fatto che ha sorpreso anche me, anche se mi occupo da anni di adolescenti - spiega Bernardo - è un fenomeno nuovo, ma purtroppo, dato il numero di segnalazioni che riceviamo, sta dilagando. E non va sottovalutato, per tutelare sia le piccole prostitute sia i clienti bambini. Se nessuno interverrà diventeranno uomini adulti convinti di non avere valore, certi che nella vita conti solo il denaro. Sono loro, anche, le vittime della baby prostituzione». Le ragazzine come Claudia è come se avessero due identità. Hanno tra i 13 e i 16 anni e vivono le loro giornate trasformandosi. Per esempio Manuela, 15 anni, che a casa è acqua e sapone, loquace, divertente, ma non eccessivamente disinibita. È in gruppo, nei luoghi di aggregazione, nelle discoteche in particolare, che cambia il suo modo di essere. Qui gli sguardi diventano ammiccamenti e lo zainetto un kit per il cambiamento: la minigonna al posto dei jeans e le scarpe col tacco anziché le ballerine. La biancheria intima spesso è costosa e in mostra. Manuela sceglie i posti dove appartarsi in discoteca, non esclusivamente i bagni, muovendosi tranquilla perché «io lì a ballare ci vado sempre, mi conoscono e quelli della sicurezza non mi controllano».
Niente tabù
Le piccole prostitute perdono qualsiasi tabù e i rapporti sessuali diventano un mezzo per ottenere «merce», mai denaro: telefonini, biglietti per i concerti, ricariche, ipod, scarpe da ginnastica, magliette, catenine e braccialetti. I loro clienti, altrettanto bambini, gonfi di spavalderia o timidezza - che tentano di vincere con l’uso di una nuova droga, il cosiddetto ghiaccio bianco o ghiaccio secco, mix di barbiturici e anfetamine - le rimorchiano sui divanetti. Poco importa che sia il «fighetto» del gruppo oppure lo «sfigato». «Il maschio per queste adolescenti - spiega Bernardo - è una preda. È il mezzo grazie al quale possono avere ciò che vogliono, e apparire come desiderano».
Il sesso, mai protetto, è di ogni tipo: completo, di gruppo e praticato con un certo voyeurismo, dietro le tende, negli anfratti in discoteca e, a volte, nei bagni della scuola dove il rischio di essere visti o sentiti è alto. Alta è pure la cifra da racimolare per i piccoli clienti che devono comprare la merce con cui pagare la prestazione. Cinquanta, cento euro a settimana. Alle ragazze raccontano di sfilarli, poco per volta, dal portafoglio dei genitori. Oppure li chiedono ai nonni e ai parenti. Dicono di aver finito la paghetta. Altri, invece, minacciano i compagni con atti di bullismo. Ma c’è anche chi si accontenta di una ricarica telefonica o di un aiuto scolastico: a volte può bastare persino un compito passato al momento giusto. Rudy Citterio, presidente dell’Associazione locali notturni di Milano, parla di disagio giovanile e aggiunge: «Chi gestisce una discoteca non può sostituirsi agli educatori. È la famiglia che deve tirar su i figli con valori e principi sani». Quindi i genitori stanno a guardare? Alla domanda risponde involontariamente Claudia. Al telefono, tra i singhiozzi: «Per fortuna i miei non si sono accorti di niente. Eppure il mio armadio è pieno di cose firmate che loro non mi hanno mai comprato».
9 commenti:
Colpa di genitori assenti e qst è il risultato!!!VERGOGNA...
"Cui, me figghia? Ma sei matto?
Ma chissà che cosa hai visto o cosa ti hanno raccontato.
La piccolina è ancora un'animella innocente!!!!!!!!!!".
Questa è la classica risposta che diamo quando qualcuno ci tocca i nostri figli (maschi o femmine che siano).
Mio Dio, ma che sta succedendo ai nostri ragazzi. Famiglie, ci siamo ancora?
Preoccupata all'ennesima potenza, Maria Grazia Caruso vi saluta affettuosamente.
Mi chiedo a cosa serve dire "vergogna" o "cosa sta succedendo ai giovani d'oggi" (senza alcun riferimento particolare ai commenti che mi hanno preceduto).Oggi mi chiedo dov'è la famiglia, mi chiedo dov'è la scuola, dov'è la chiesa, dov'è l'istituzione. Quanti soldi si spendono ogni anno per i giovani? o meglio quanti soldi prevede il comune, la provincia, la regione, lo stato, per prevenire il disagio giovanile? purtroppo il ruolo dell'educatore -dal genitore all'educatore nelle associazioni di volontariato, ecc.- è molto difficile. Chi vuole intervenire sul disagio è come se fosse un uomo solo sulle sponde di un fiume che porta giù con se tanti giovani.Quest'uomo può cercare di salvarli, ma ne salverà uno e intanto altri 100, 1000 annegheranno...allora bisogna risalire il monte e capire perchè i ragazzi si buttano nel fiume pur sapendo di poter annegare...solo così si potrà riuscire a farne buttare solo uno e aiutarne 99 prima che decidano di buttarsi. E' questa la prevenzione del disagio giovanile di cui parlo da 10 anni ormai.E' per questo che sono nati 10anni fa i Giovani del Sacro Cuore e 4 anni fa la Società dell'Allegria. Ma non basta il volontariato per risolvere, anzi prevenire il problema, ci vuole l'attenzione dei genitori e più luoghi educativi per i giovani.E' per questo che chiedo ancora una volta che il centro Giovanile di V.le Mattarella possa diventare un reale punto di riferimento per i giovani con 1000 attività che propongano modelli positivi di vita...Non lo dico per interessi o per un fatto politico, ma chiedo ai nostri amministratori di riflettere su questa cosa. Un luogo del genere attivo può salvare tantissimi giovani.Io ho la presunzione per una volta di potervelo garantire, perchè faccio questa esperienza quotidianamente e mi rendo conto di quanto bisogno hanno i giovani di sfuggire alla monotonia, alla noia, e di conseguenza alla mafia, alla malavita, alla prostituzione baby, al poker su internet, alla droga e a qualsiasi dipendenza. Vi prego cari amministratori, abbiate un attimo di coscienza e fate quest'opera a favore dei vostri figli, dei vostri nipoti e della vostra società...che per una volta è anche la nostra. Non risolveremo i problemi con questo ma diminuiranno tantissimo.
Paolo Caruso
Caro Paolo, sai benissimo come la penso sulle problematiche giovanili e so, per certo, che i momenti di aggregazione sono utilissimi, ma purtroppo non il toccasana. E' alla famiglia che bisogna ritornare, alla comunità educante per eccellenza. Un momento passato al centro giovanile o da qualsiasi altra parte può essere uno dei momenti, ma se non c'è la famiglia, c'è il vuoto. La scuola deve riacquistare credibilità, come anche la chiesa. Ma è da me che deve partire il contributo, da me che devo fare bene la mamma, l'educatrice, la moglie, la cittadina, etc...
Vedi Paolo se aspettiamo che siano sempre gli altri a fare qualcosa non cambierà mai nulla. Io cosa posso fare? Deve essere questa la domanda che ciascuno deve porsi, rimettendosi in discussione. Non serve gridare la propria rabbia perchè gli altri non fanno nulla.
Gesù Cristo non gridò e non si arrabbiò perchè gli altri non si fecero crocifiggere, eppure a distanza di 2009 anni ancora il mondo parla di lui e c'è chi si sforza di imitarlo senza grandi clamori.
Con affetto
Maria Grazia Caruso
Cara Maria Grazia, condivido e sottoscrivo ogni tua parola. Ognuno di noi si deve assumere le proprie responsabilità e fare la sua parte. E' anche vero però che, come tu m'insegni, durante l'adolescenza il giovane ha bisogno di staccarsi dalla famiglia, di ribellarsi, di confrontarsi con altri modelli di vita e purtroppo se gli oratori funzionano male, e i centri giovanili non si aprono, quale sarà il luogo di confronto dei giovani? ad avola il parco robinson, il lungomare, il viale lido...io non voglio demonizzare questi luoghi, per carità, voglio solo dire che quando i giovani decidono di interagire con altri, li la sfida sarà quella di accoglierli in dei posti di confronto positivi e bisogna crearli...e questo non spetterebbe a me o alla famiglia farlo, ma spetta alle istituzioni. Io ci posso mettere il mio lavoro da volontario (già da 10 anni lo faccio), ma la struttura? non posso comprare io una casa per farci un centro giovanile da volontario...quindi ognuno di noi deve fare la sua parte...anche l'amministrazione comunale, senza dire solamente che il compito educativo spetta alla famiglia...deve essere la città che deve diventare educativa...
Con affetto
Paolo Caruso
Le famiglie? Ma esistono ancora?
Se non esistono quasi più le famiglie cosidette "normali", figuriamoci quelle che sono andate in malora per separazioni o per divorzi!!!!!!
Una volta, chi è grandicello come me lo ricorderà, quando il matrimonio andava a rotoli si suoleva dire (più per la donna che per l'uomo) che si era avuto "un malu ristinu" e la poveretta di turno, tra mille compassioni, si ritirava quasi in clausura a crescersi i propri figli e a piangere su quello che aveva potuto essere e invece non era stato. Allora sì che era una grande preoccupazione il pensiero che i figli a scuola si sentissero diversi dai compagni con famiglie "complete".
Per fortuna i tempi si sono evoluti, forse troppo, direi proprio che si sono involuti.
Adesso nella maggior parte dei casi la separazione, ormai una moda tra le più seguite, non è altro che il lasciapassare, sia per maschi che per femmine, per iniziare a frequentare locali per giovani e giovincelle "spensierati". Non sto qui ad elencare i locali pechè sono sotto gli occhi di tutti.
Della serie "una botta e via".
I valori morali? "Ma mica siamo retrogradi. Oggi abbiamo assolutamente bisogno della nostra libertà e se vogliamo "farci" uno o una che ci piace, basta un semplice cenno di intesa, un bicchierino per creare l'atmosfera e la serata va per il verso desiderato."
Peccato che spesso si trascura un piccolo particolare: in molti casi, i ragazzini e le ragazzine nati da queste coppie "andate a male" sono rappresentate da quella fascia adolescenziale che come esempio da emulare prende "le gesta eroiche" di mamma e papà!!!
E allora non stupiamoci più delle baby prostitute e dei baby clienti
Condivido gli interventi che mi hanno preceduto e mi unisco all'accorato appello dell'amico Paolo affinchè si renda operativo il centro giovanile.
Maria Grazia, da consigliera attenta anche a queste tematiche e senza fartene, per carità, una colpa: non ti pare che malgrado lo statuto del centro giovanile già approvato e i soldi in bilancio siamo ancora fermi al palo?
E' meglio insegnare alle ragazze come si dia piacere ad un uomo, che insegnare a massacrarlo!
Fuori da tutte le Scuole dovrebbero andare le ballkicking maniac! E fuori anche dal lavoro!
Bisogna fare un po' di pulizia in questa fogna!
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