
Articolo di Andrea Galli per il sito corriere.it
MILANO - «Un figo. O un povero pirla. Ti credi il migliore, uno che non morirà mai. Vai a dormire alle 6 e alle 7 sei già in piedi. Fai i 180 all'ora anche in città. Passi in motorino di fianco a un vigile e lo insulti e scappi, convinto che non ti prenderanno mai. Sei quello che te le porti tutte a letto, che una non ti basta, ne vuoi di più, certe volte ho comprato tre prostitute insieme... Poi, alla fine, sei solo un povero pirla, qualcuno prova a fartelo capire, te ne sbatti, e prima di scoprirlo ci lasci le pezze».
E tu, Luca, l'hai scoperto?
«Più o meno». Il luogo dell'incontro è segreto (segreto nel senso che «non vediamoci dove ho il giro di amici, i soliti quartieri», così abbiamo scelto dei giardinetti, nel caso quelli di viale Giovanni Da Cermenate) e qui c'è questo ragazzo stempiatino, basettoni, giaccone marca Fay, pantaloni di tuta blu con banda laterale rossa, All Stars verdi ai piedi, tic facciali, linguaggio zeppo di bestemmie, aria nel complesso agitata, questo ragazzo a 19 anni è finito dentro la cocaina, a 20 in una comunità di recupero (nel Mantovano, da Giovanni Mazzi, il nipote del sacerdote) e a 23 anni e mezzo, cioè adesso, ancora non ha finito di sbandare.
I genitori (papà lavora nel campo della pubblicità, la mamma ha un negozio di abbigliamento zona Fiera) l'hanno fatto ricoverare, dopodiché «non m'hanno più voluto in casa». Luca non lavora, «do una mano a un amico che c'ha un bar». C'era una fidanzata, «si laurea tra poco in Scienze della Comunicazione. M'ha tenuto botta per qualche mese. Le dicevano: "Ciccia, guarda che tira come un dannato", lei veniva da me, piangeva, "amore, vero che non ti droghi?" e io "ci mancherebbe, non sono mica uno di quelli"».
Quelli chi?
«Bergamaschi, bresciani, terroni. Razze inferiori. Noi milanesi siamo i migliori». Sei di Milano? «Bresso. Ma ho sempre girato a Milano».
Fin dal liceo?
«Sì, dal liceo».
Che tempi erano?
«Grandi bevute, a casa di quello o di quell'altro. Vodka, Grand Marnier. Per tornare a casa chiamavo il taxi e gli riempivo sempre i sedili di vomito».
Solo alcol?
«Una sera, finiamo in casa di uno di un'altra classe. Mi dice: "Prova". Coca. Poca, pochissima, non sento niente. Il giorno dopo becco il tizio a scuola, mi regala altra cocaina, stavolta è tanta. Io tiro su subito, al bagno, divento rosso rosso in faccia, oddio m'arriva l'infarto, dico. E però comincio a ridere, e sto su di giri, mi sento un grande, mi sento tonico, bello forte. Da lì, non ho più smesso. Avevamo i soldi, a casa. Soldi, soldi... E tutto era facile.
Mi chiedi dei miei...
Quando a cena per un servizio al telegiornale si parlava di droga, mia mamma diceva "si deve essere proprio degli scemi per drogarsi, o magari capita nelle famiglie con problemi, dove non si parlano, dove quasi non si conoscono". Quando ho fatto l'incidente, e ho sfasciato la macchina, e m'han fatto gli esami, e i medici hanno visto quanta merda avevo in corpo, e mia mamma è venuta in ospedale, dovevi vedere che faccia, "ma come, tu e la droga? Non è possibile, Luca, questi medici scemi avranno sbagliato gli esami"».
3 commenti:
Appello ai genitori: apriamo gli occhi, non li chiudiamo davanti all'evidenza. I nostri figli sono in pericolo di morte. Sì, ho detto proprio di morte. La nostra vita, la luce dei nostri occhi, i nostri figli ci dicono, anzi ci stanno gridando: aiutateci! E noi? No, a me non può mai succedere. Io vi dico che non è così.
Prof. Maria Grazia Caruso
Ormai sn finiti i valori di un tempo...Nn si riesce a dire di no ai figli...E sn sempre cn le tasche piene di soldi senza lavorare...I genitori nn li seguono e pensano di comprarli cn i soldi senza sapere ke fanno tt l'opposto...Li portano alla rovina...Sveglia Genitori e sveglia GIOVANI ke il futuro è nelle nostre mani...
Vedere i giovani che discutono di droga o di scuola o di problemi della città come si fa in questo blog mi fa ben sperare e mi convinco che la gioventù avolese non è fatta solo di zucche vuote e superficiali. Bravi giovani andate avanti perchè il futuro è vostro.
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