
Nel corso del dibattito sul nostro sondaggio riguardante la droga si è anadata diffondendo la necessità di esplorare l'arogomento sentendo la testimonianza di qualcuno che ne ha (o ne ha avuto) una conoscenza diretta. Oggi grazie all'email della prof. Caruso pubblichiamo questa lettera di Federico, un giovane che la droga la conosciuta in prima persona.
Siamo qui come bimbi che stanno imparando a nuotare in un oceano che conosciamo fin troppo bene nelle sue correnti nascoste e nelle sue ondate imprevedibili, malsane e soffocanti. E’ un nuotare in modo diverso da come abbiamo sempre fatto; restando a galla. Anche quando il dolore fisico e mentale ci soffoca, ci preme le narici e la bocca, senza lasciarci nemmeno il tempo di urlare. Anche quando i vortici si appropriano dei nostri movimenti così sicuri in acque più calme. Anche quando tutto ci sembra una laguna di sogno che abbiamo fatto scivolare sulle nostre teste. Era il fondo, erano i fondali sabbiosi, senza fine, la nostra vita.
Erano fondali pieni di scogli che ci stracciavano le carni a poco a poco, che ci sfiancavano i polmoni al punto da respirare senza sapere come. Tutto questo scenario così immenso solo perché ci sovrastava senza accorgersene e nello stesso tempo così finito, così chiuso al punto di considerarlo la nostra libertà, un bel giorno è diventato opaco. E noi continuavamo imperterriti ad agitarci e a urlare la nostra disperazione dietro tanti gesti continuati, dimenticandosi che, sott'acqua, i suoni non si sentono, anche se intorno a noi c'era altra gente che, con gesti diversi, ma ugualmente incatenati, magari con bombole, pinne e valigetta del commercialista al collo come un cappio tagliente affogava a modo suo.
Risalire costa, costa tanto. Riabituarci a movimenti non più rallentati da quel qualcosa che ci inghiottiva:
l'acqua. Bisogna imparare a muoverci alla luce del sole che ci abbaglia, anche se non abbiamo protezioni, senza quel filtro, cioè, che ci ha impedito di bruciarci e di crescere sui dolori e sulle difficoltà affrontate. Bisogna cominciare a guardare la luna un pò più trasfigurata dai riflessi dell'acqua. Bisogna aprire gli occhi senza curarci del sale marino che brucia, per accorgerci concretamente di chi ci è intorno, di chi è ancora a guado, di chi ci indica il modo più vitale per attraversare i marosi. Dobbiamo riallenare i nostri muscoli stanchi dalla pressione dell'acqua, sollecitandoli all'aria.
l'acqua. Bisogna imparare a muoverci alla luce del sole che ci abbaglia, anche se non abbiamo protezioni, senza quel filtro, cioè, che ci ha impedito di bruciarci e di crescere sui dolori e sulle difficoltà affrontate. Bisogna cominciare a guardare la luna un pò più trasfigurata dai riflessi dell'acqua. Bisogna aprire gli occhi senza curarci del sale marino che brucia, per accorgerci concretamente di chi ci è intorno, di chi è ancora a guado, di chi ci indica il modo più vitale per attraversare i marosi. Dobbiamo riallenare i nostri muscoli stanchi dalla pressione dell'acqua, sollecitandoli all'aria.
Dobbiamo imparare a fare respirazioni più profonde per poter risalire con il fiato acceso, se si affonda nuovamente.
In tutto questo ci vuole coraggio. Ci vuole volontà costante. Per tutto questo ci vuole amore per la vita che cresce ad ogni centimetro di risalita, anche se c'è sempre qualche squalo fuori e soprattutto dentro di noi, che ci ricaccia dentro di metri, se prende il sopravvento. E’ saper riconoscere i limiti e le possibilità che abbiamo in ogni momento, e trovare il nostro modo di agire contro questi tentacoli, che appartengono al passato e che rivivono in noi anche ora, nel presente. E’ aver chiaro in noi il fondo come vile scappatoia, e l'orizzonte come cosa che si può e si deve raggiungere essendo pieni dentro di tutto questo: del tutto visto con amore. Amare, all'infinito.
E’ questo che mi dai, la possibilità di rendere reale il dono più grande.
Grazie. Un bacio.
Federico
6 commenti:
Capisco che con questo argomento non c'entra nulla quello che sto per scrivere, ma visto che al momento non c'è un post in merito al traffico cittadino, vorrei lanciare un appello a chi di dovere.
Qualche mese fa si è assistito ad una crociata contro coloro che posteggiavano nei marciapiedi di Piazza Trieste o di Via Palestro o di Via Marsala, e sono state appioppate multe a veicoli che erano posteggiati in luoghi in cui non davano nessun fastidio nè alla circolazione e nemmeno ai pedoni.
Ora io mi chiedo: come mai nei posti descritti si sono fatti i verbali, e speriamo si continui, mentre sui marciapiedi di via Mameli, in cui i pedoni non possono usufruire del marciapiede perchè sempre occupato dalle macchine, non ci passa mai nessuno a multare le macchine?
Forse in Via Mameli abitano cittadini di serie B?
Grazie per lo spazio e spero che il Sindaco lo legga.
Potresti chiederlo direttamente all'assessore dei vigili urbani, che guarda caso abita proprio in via mameli. Altro che cittadini di serie B!
Se l'Assessore ai Vigili Urbani non è capace nemmeno di fare rispettare la legge davanti a casa sua e anzi si permette il lusso di posteggiare sui marciapiedi, allora si faccia da parte e passi la palla a chi è più in gamba di lui. Questo schifo deve finire e i marciapiedi di tutta la città devono tornare ai pedoni.
Non avete nemmeno rispetto per la storia drammatica raccontata in questa lettera. Vergogna! Tenete per voi le vostre inutili polemiche contro i vostri nemici politici. Siete diventati veramente insopportabili. Almeno "un contribuente" si è scusato.
per peppev:
mi preme chiederti scusa a nome mio e di coloro che hanno risposto al mio commento.
Credo che nessuno sottovaluti l'importanza e la delicatezza del drammatico tema in cui io, forse molto inopportunamente, mi son inserito.
Purtroppo non rendendomi conto dell'effettiva serietà dell'argomento, ho inserito il mio commento di protesta nel primo post che è capitato, proprio perchè io, come tantissimi altri cittadini lo viviamo come un vero problema.
Capisco pure che il tema drammatico dei bambini che pagano colpe non loro, a causa dei grandi che sono spesso degli irresponsabili, è molto più importante di quello che ho prospettato io e per questo ne sono molto rammaricato.
Chiedo ancora scusa e prego qualcuno degli amministratori di fare in modo che questi interventi vengano estromessi dall'argomento trattato.
Grazie.
"Un contribuente"
Certo,passare in v.Mameli e vedere continuamente tutte quelle macchine parcheggiate comodamente sul marciapiede fa proprio rabbia...
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