Articolo di Marco Grasso per il sito repubblica.it
Questo paese di 40mila abitanti non si distingue da tanti altri posti nel Galles. Poco sole, tanta pioggia, il tempo che sembra non passare mai. Il suo nome era sconosciuto ai più fino a quel terribile giorno del gennaio 2007. Da allora, da quando il primo ragazzo si è tolto la vita, il nome di Bridgend evoca un male oscuro. Qualcuno l'ha soprannominata "Death Town", la città dei morti.
In diciotto mesi, ventidue ragazzi tra i 15 e i 27 anni si sono tolti la vita. Uno dietro l'altro. Tutti impiccati. Legati da un filo oscuro che, oggi si dice, forse hanno voluto vedere solo i media. Molti di loro si conoscevano. Erano in contatto attraverso i social network, come Bebo o Facebook. Per questo in un primo momento, sono stati in molti, polizia compresa, a credere che ci fosse sotto qualcosa.
"Si sono dati appuntamento", si diceva, "hanno stipulato un patto segreto via internet", forse in cerca di una macabra celebrità. Ma quando i riscontri non sono arrivati, si è cominciato a puntare il dito sui giornali, che avrebbero montato il caso e creato un fenomeno di emulazione. Una popolarità testimoniata anche da una definizione ad hoc su Wikipedia, "i suicidi di Bridgend".
Oggi, le forze dell'ordine e le famiglie chiedono di smetterla con questa storia: non c'è nulla dietro, "lasciate al nostro dolore noi e la nostra comunità". Sono così tanti che anche i quotidiani hanno perso il conto. Ventuno secondo alcuni, ventiquattro secondo altri. Le cifre sono falsate appunto dalla ricostruzione - dalla costruzione - del fenomeno. Molti non hanno tenuto conto, per esempio, dell'unico ragazzo che non era amico né parente di nessuno degli altri, Anthony Martin, 19 anni, impiccatosi nella sua camera da letto nell'aprile del 2007.
Al numero massimo si arriva se si considera tutta la contea, 130mila abitanti in tutto per un raggio di 15 miglia. O se si esce di un minimo dall'età, come nel caso di Carwyn Jones, barista di 28 anni, nella vicina città di Bettws. Lo hanno trovato lunedì scorso, appeso a un albero. Alla vigilia del funerale del suo amico Neil Owen, 26, che aveva fatto la stessa fine pochi giorni prima. Entrambi erano cresciuti nella stessa via, insieme a Sean Rees, 19, morto appena otto settimane prima.
Al numero massimo si arriva se si considera tutta la contea, 130mila abitanti in tutto per un raggio di 15 miglia. O se si esce di un minimo dall'età, come nel caso di Carwyn Jones, barista di 28 anni, nella vicina città di Bettws. Lo hanno trovato lunedì scorso, appeso a un albero. Alla vigilia del funerale del suo amico Neil Owen, 26, che aveva fatto la stessa fine pochi giorni prima. Entrambi erano cresciuti nella stessa via, insieme a Sean Rees, 19, morto appena otto settimane prima.
Una commissione ha cercato di appurare se i media abbiano compiuto degli abusi, ma la conclusione è stata negativa, forse autoassolutoria. Ci si chiedeva se, inseguendo una notizia che forse non c'era, non fosse stato creato un fenomeno conosciuto fin dall'Ottocento come "Effetto Werther", in riferimento al romanzo di Goethe, cui seguì un grande numero di suicidi tra i giovani europei. Nel 1844, Amariah Brigham, fondatore della rivista "American Journal of Insanity", scriveva: "Che i suicidi siano pericolosamente frequenti nel nostro paese è evidente. Come misura di prevenzione, suggeriamo alle testate di non pubblicare i dettagli di tali avvenimenti. Non c'è nulla di scientificamente meglio dimostrato del fatto che il suicidio è spesso portato a compimento per effetto dell'imitazione. Un semplice paragrafo di cronaca giornalistica può suggerire il gesto a una ventina di persone".
Ai giornalisti che passano da quelle parti, tutti sembrano fare la stessa domanda: cosa cercate ancora qui? Tutti si conoscono nei piccoli paesi. La maggior parte dei giovani partecipa ai social network. Il tasso di suicidi giovanili del Galles è molto più alto della media del Regno Unito. E a Bridgend, una piccola comunità che come tante altre ha affrontato la chiusura delle miniere negli anni Ottanta come un dramma collettivo, questo numero è più alto ancora della media del Galles: 43 su 100mila ogni anno (a fronte del 19,3, dato gallese del 2006). La risposta che si trova è forse ancora più spaventosa. La sussurra una diciassettenne, abbassando gli occhi, ma senza sembrare troppo turbata dalle sue parole: "Secondo me si sono ammazzati perché qui non c'è niente da fare".
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