Il 9 maggio ricorre il trentesimo anniversario della morte di Peppino Impastato. Vialelido blog lo ricorda con questo articolo tratto da una delle sue biografie non ufficiali (nella foto il corteo per il suo funerale)
Peppino Impastato nasce a Cinisi il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La famiglia Impastato è bene inserita negli ambienti mafiosi locali: si noti che una sorella di Luigi ha sposato il capomafia Cesare Manzella, considerato uno dei boss che individuarono nei traffici di droga il nuovo terreno di accumulazione di denaro.
Frequenta il Liceo Classico di Partinico ed appartiene a quegli anni il suo avvicinamento alla politica, particolarmente al PSIUP, formazione politica nata dopo l'ingresso del PSI nei governi di centro-sinistra. Assieme ad altri giovani fonda un giornale, "L'Idea socialista" che, dopo alcuni numeri, sarà sequestrato: di particolare interesse un servizio di Peppino sulla "Marcia della protesta e della pace" organizzata da Danilo Dolci nel marzo del 1967: il rapporto con Danilo, sia pure episodico, lascia un notevole segno nella formazione politica di Peppino.
In una breve nota biografica Peppino scrive: "Arrivai alla politica nel lontano novembre del '65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale. E' riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività. Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione. Creammo un forte nucleo giovanile, fondammo un giornale e un movimento d'opinione, finimmo in tribunale e su tutti i giornali”.
Viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Le indagini sono, in un primo tempo orientate sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, o, in subordine, di un suicidio "eclatante". Il caso giudiziario è stato chiuso e riaperto per ben tre volte, sino ad arrivare all'ultimo processo nei confronti del boss di Cinisi Gaetano Badalamenti e del suo complice Vito Palazzolo, accusati di essere i mandanti del delitto.
Racconta il fratello di Peppino:
"C’è una scena del film che spiega tutto. Mio fratello che litiga con mio padre, io lo rincorro per calmarlo e lui mi porta, passo dopo passo, fino alla casa di Tano Badalamenti. La distanza è appunto di soli cento passi. Eppure, mi dice Peppino nel film, quei pochi metri separano due mondi opposti: quello delle persone oneste, dei lavoratori, e l’altro degli assassini e dei prevaricatori. Ecco, questa può essere la metafora della storia di mio fratello: si può vivere nello stesso microcosmo, addirittura sotto lo stesso tetto, come avveniva tra Peppino e mio padre, ed essere distanti anni luce. Nello stesso tempo, lo spazio di soli cento passi ti fa capire quanto sia labile il confine della scelta tra il bene e il male".
Racconta il fratello di Peppino:
"C’è una scena del film che spiega tutto. Mio fratello che litiga con mio padre, io lo rincorro per calmarlo e lui mi porta, passo dopo passo, fino alla casa di Tano Badalamenti. La distanza è appunto di soli cento passi. Eppure, mi dice Peppino nel film, quei pochi metri separano due mondi opposti: quello delle persone oneste, dei lavoratori, e l’altro degli assassini e dei prevaricatori. Ecco, questa può essere la metafora della storia di mio fratello: si può vivere nello stesso microcosmo, addirittura sotto lo stesso tetto, come avveniva tra Peppino e mio padre, ed essere distanti anni luce. Nello stesso tempo, lo spazio di soli cento passi ti fa capire quanto sia labile il confine della scelta tra il bene e il male".
7 commenti:
Peppino sei un mito ancora vivente. Il tuo ricordo e il tuo esempio non tramonteranno mai. La mafia fa schifo!
ma ad avola cè qualche strada o piazza intitolata a peppino impastato?
con una lettera al sindaco e un post al blog avolablogspot ho sollevato la questione mesi fa!
mi rammarico del faatto che nulla si e´mosso.
Gioacchino Tiralongo
hahahahaha... che risate... gente che si fa domande e si risponde dopo qualche giorno.
Io farei una strada intitolata a queste persone: colui che postò migliaia di commenti di risposta alle proprie domande.
ah regazzì... ma smettela!!
caro testa di cazzo del 11 maggio 20:06
invito l´anonimo del 8 maggio 13:06 a smentirti.
gioacchino
Interveniamo per mettere un pò d'ordine.
Possiamo confermare senza timore di essere smentiti che il post "incriminato" dell'8 maggio NON E' STATO INSERITO da Gioacchino.
Forse l'anonimo dell'11 maggio farebbe bene a scusarsi.
grazie ragazzi!!!
Gioacchino Tiralongo
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