
Articolo di Alessio Balbi per repubblica.it
Confessate, tanto lo abbiamo fatto tutti almeno una volta: andare su Google e cercare il nostro nome e cognome per sapere cosa si dice di noi su internet. C'è chi non trova niente, chi trova solo cose scritte da lui. E poi c'è chi si imbatte in qualcosa che non si aspettava: un'altra persona, con lo stesso nome e cognome, che su internet gode di una popolarità non proprio edificante.
Gli inglesi li chiamano Googlegänger, da "doppelgänger", gemello cattivo. Qui da noi potremmo ribattezzarli "Googlonimi", i nostri omonimi su Google. Un fenomeno curioso, talvolta divertente, talvolta estremamente pericoloso.
Eve Fairbanks, una giovane giornalista freelance americana, ha raccontato sul New Republic di quando, ancora studentessa, sua madre la invitò a pranzo fuori e, dopo un risotto trangugiato nell'imbarazzo, ebbe alla fine il coraggio di dirle: "So tutto della faccenda del porno". La signora aveva cercato il nome della figlia su internet ed era finita su un sito vietato ai minori col quale la ragazza, in realtà, non aveva nulla a che fare.
Spiegare a una madre, seppure non tecnologicamente evoluta, che Google può sbagliarsi, è impresa tutto sommato possibile. Ma come cautelarsi, ad esempio, nei confronti di potenziali datori di lavoro? Secondo una ricerca pubblicata dal sito ExecuNet, il 77 per cento dei responsabili risorse umane usa internet per raccogliere notizie sui candidati e addirittura il 35 per cento dichiara di aver eliminato aspiranti dipendenti in seguito a informazioni sul loro conto lette in rete.
E voi? Avete un doppio su internet? Vi ha creato imbarazzo o siete diventati amici?
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